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Francesco Meli nuovo Testimonial per IO Design

Francesco Meli e IO Design, sono entusiasti di annunciare il Maestro quale nuovo Testimonial del giovane ma già celebre marchio Italiano.
Dopo la collaborazione di Francesco Meli, insieme al team di IO Design nel progetto del disco Prima Verdi, edito da Warner in CD e Vinile, la passione di Francesco Meli per l’alta fedeltà di altissimo livello, detta High-End, tocca nuove vette sposando il progetto estremo di IO Design.
La classe del tenore italiano riflette la perfezione della performance ed il design innovativo ed iconico di IO Design, in una partnership stellare.

Francesco Meli and IO Design are thrilled to announce the Maestro as the new Testimonial of the young but already famous Italian loudspeakers brand.
After the collaboration of Francesco Meli, together with the IO Design team in the project of the Prima Verdi album, published by Warner on CD and Vinyl, Francesco Meli’s passion for top level high fidelity, named High-End, reaches new heights by marrying the extreme loudspeakers project by IO Design.
The class of the Italian tenor reflects the perfection of performance and the innovative and iconic design of IO Design, in a stellar partnership.

 

           

 

 

Aspettando Don Carlo a Firenze

Ho debuttato nel ruolo del titolo al Teatro alla Scala, nel gennaio 2017. Torno ad affrontare quest’opera di Verdi così fremente, tormentata e complessa, qui al Teatro del Maggio nel corso del festival dedicato a Verdi. A Milano la scelta cadde sulla versione in cinque atti, oggi a Firenze su quella in quattro atti che è pure la mia preferita.

Di quest’opera mi affascinano anche la genesi, i rimaneggiamenti, le correzioni e i tagli che il compositore vi apportò nell’arco dei vent’anni che vanno dalla prima versione in francese fino all’ultima del 1886. In Verdi nulla è per caso, ne ho avuto l’ennesima prova nel corso dello studio delle diverse versioni. Ma quella che generalmente si mette in scena, la versione milanese del 1884, ha una compiutezza che incanta e commuove. Ce ne accorgiamo innanzitutto dalle contrapposizioni tra le parti dove l’incalzare degli eventi e quindi della musica è frenetico, che preparano oasi lirico-melodiche di bellezza assoluta. Il fascino dell’opera è il risultato dell’efficacia teatrale sommata alla genialità della musica. Ma anche il fascino dei singoli personaggi è innegabile, penso innanzitutto a Filippo II, a Rodrigo ma anche alla Regina. Don Carlo non a caso dà il titolo all’opera: nei conflitti drammatici sui quali si sviluppa la trama e che si possono riassumere nel contrasto tra padre e figlio (Filippo II e l’Infante Don Carlo), tra le diverse concezioni politiche del Re rispetto a quelle di Rodrigo e soprattutto tra lo Stato e la Chiesa, Don Carlo è giovane irruente quando mosso da spirito patriottico, ardente nel suo amore ostinato e pericoloso per Elisabetta. Verdi gli riserva una tessitura temibile che richiede una grande padronanza dei propri mezzi vocali. Così come pretende dal suo Don Carlo mezzevoci che di questo personaggio fondamentalmente impulsivo aiutano ad esaltarne i tratti lirici.

Questa nuova produzione di Don Carlo, in scena per cinque recite dal 27 dicembre 2022 all’8 gennaio 2023, poggia sulla direzione di Daniele Gatti e su un team creativo che vuole evidenziare soprattutto la tragicità del potere (il regista è Roberto Andò). Il cast è stellare e le aspettative sono tante, come del resto si addice a quest’opera di non così frequente messa in scena. La recita del 27 dicembre sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio 3.

 

Uniti x Verdi

La Villa di Verdi a Sant’Agata è per me e per la maggior parte degli italiani più di una casa, più di un museo, è un sacrario di memorie, di arte, di storia politica e sociale d’Italia. La Villa, per note vicende familiari, dal 31 ottobre di quest’anno è chiusa al pubblico e la proprietà è stata messa all’asta. Ho interpretato il pensiero di noi artisti che vogliamo che la Villa divenga patrimonio di tutti gli italiani, conservata, curata, fruibile da tutti. Vogliamo che lo Stato e tutte le altre istituzioni coinvolte a vario titolo nella vicenda sappiano che non staremo zitti finché la questione non sarà risolta positivamente. E vogliamo far sapere a tutti che siamo disposti a fare altre attività a sostegno di questa causa. Per questo abbiamo chiamato a raccolta, idealmente, il pubblico che ama Verdi e che lo considera anche un padre della Patria.

Il 21 novembre abbiamo fatto il Gala Uniti per Verdi al Teatro Lirico di Milano, grazie al sostegno e al prezioso contributo della Società del Quartetto di Milano e principalmente della Presidente Ilaria Borletti Buitoni. Eravamo in … cantanti, potevamo essere in cento, tante e tali sono state le adesioni pubbliche dei colleghi che erano impossibilitati a partecipare perché impegnati in teatro. Io e il direttore Riccardo Frizza, che ha raccolto al volo la mia idea e ha coinvolto nel progetto anche i suoi colleghi Michele Gamba e Sesto Quatrini, dobbiamo dire grazie a Paolo Mandelli dell’OFI che si è fatto carico dell’organizzazione e della “chiamata alle armi” di altri professori d’orchestra provenienti dalle maggiori orchestre italiane, per esprimere al meglio la collettività musicale. Nessuno di noi ha percepito il compenso e l’ingresso al Gala, gratuito, grazie alla diretta sul sito del Corriere della sera, ha registrato una partecipazione straordinaria di 300.000 visitatori.

Io e i miei colleghi siamo stati sopraffatti da un’ondata di calore, di orgoglio e di devozione per Verdi. Abbiamo dato tanto ma abbiamo ricevuto tantissimo, avendo la conferma di una qualità che sembrava quasi perduta: gli artisti e il pubblico della lirica sono generosi. E sanno quando usare il cuore.

Il nostro e il vostro messaggio è arrivato chiaro e forte a chi doveva ascoltarlo. E ora? Continueremo a vigilare, chiedere e premere fino a che la vicenda di Villa Sant’Agata non sarà risolta positivamente.

Ernani al Festival del Maggio

Sono veramente felice di proporre al Festival d’Autunno del Maggio uno dei miei ruoli distintivi. Ernani è un rivoluzionario, un uomo fuori dagli schemi, difende i suoi principi e la sua amata a ogni costo, coerente con se stesso e il suo onore. Rispetta le promesse fatte, fino alla morte. Un personaggio che ha molto da insegnarci. E Verdi, ancora una volta, ci regala un eroe degli ideali. L’Ernani messo in scena a Firenze nel nuovo allestimento firmato dal regista Leo Muscato e con la direzione del Maestro James Conlon, cerca di tratteggiare queste caratteristiche secondo me fondamentali. Nei miei auspici, la recita del 10 novembre trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio3, oltre a dare a noi tutti l’opportunità di una platea straordinariamente allargata, contribuirà a parlare e a far parlare di Verdi, della sua preminenza nella storia musicale, politica ed artistica d’Italia, dell’importanza di tenere accesi i riflettori sulla vicenda della Villa Verdi di Sant’Agata, affinché possa essere quanto prima usufruita dagli italiani.

Io e Firenze

Amici,
nella prossima stagione il mio rapporto con il Teatro del Maggio e il pubblico di Firenze si consolida grazie a quattro titoli per me emblematici che canterò praticamente in successione dal novembre 2022 all’aprile 2023. Sarà un grande onore per me rimanere così a lungo in questa città che amo profondamente e cantare come Ernani, Don Carlo, Alfredo e Don Josè sotto la direzione di bacchette prestigiose come quelle di James Conlon, Daniele Gatti e Zubin Mehta (quest’ultimo, per La Traviata e Carmen). Mi auguro che sarà anche l’occasione per accettare gli inviti dei miei amici fiorentini e scoprire palazzi e opere d’arte meno frequentati, gli angoli segreti di una città di calma e sontuosa bellezza ma anche le enoteche e le trattorie dove gustare la vera cucina toscana e i grandi vini del territorio.

Date uno sguardo al ricco calendario del Maggio qui e, soprattutto, non dimenticate di acquistare i biglietti di questi spettacoli:

Ernani a Roma

È emozionante riproporre al Teatro dell’Opera di Roma uno dei miei ruoli distintivi, Ernani. Ho debuttato in questa parte proprio qui a Roma, sotto la direzione di Riccardo Muti, nel 2013. Oggi, l’Opera di Roma riprende quella stessa produzione con regia, scene e costumi di Hugo de Ana e la direzione musicale di Marco Armiliato.
Il mondo sta vivendo giorni molto difficili, il melodramma si interroga e ci interroga sulle grandi passioni civili e private, sull’onore, il tradimento e la passione. La musica di Verdi arriva lì dove noi saremmo incapaci di arrivare: è potente, bellissima, chiarificatrice. Provando Ernani qui all’Opera di Roma, ne sto avendo un’ulteriore conferma. Ma sto anche pensando con preoccupazione alla vicenda della Villa Sant’Agata che dovrebbe andare all’asta quanto prima. Per me, come artista e come italiano, quella villa è la rappresentazione “in pietra” delle opere di Verdi. È una casa bellissima, ricca di memorie verdiane e di storia italiana. Noi italiani a Verdi dobbiamo molto, perciò dovremo impegnarci tutti affinché la Villa diventi un bene di tutti e venga vissuta per quello che è, la casa di Verdi ma anche uno dei nostri sacrari.

18 anni con il Teatro alla Scala

Cari amici,
nei miei 20 anni di vita con l’opera, i 18 anni di collaborazione con il Teatro alla Scala occupano un posto importante. Fra pochi giorni canterò qui alla Scala come Riccardo in Un ballo in maschera. Tutto è cominciato nel 2004 con i Dialogues des Carmélites sotto la direzione di Riccardo Muti e con la regia di Robert Carsen. Dopo, sono arrivati Otello (Cassio), Idomeneo, Don Giovanni, Maria Stuarda, Der Rosenkavalier, Carmen, Giovanna d’Arco, I due Foscari, Don Carlo, La traviata, Ernani, Tosca, Il trovatore, Aida, L’elisir d’amore, Macbeth. In mezzo, due capolavori sinfonico-corali come La petite messe di Rossini e il Requiem di Verdi (alla Scala e nei Duomi di Milano, Brescia e Bergamo sempre con l’Orchestra e il Coro del Teatro), L’inno delle nazioni di Verdi e vari concerti ed eventi. Un meraviglioso percorso che mi ha legato al Teatro milanese che è diventato più una seconda casa che un luogo di lavoro. In questo viaggio sono grato di aver potuto collaborare con registi e colleghi meravigliosi con i quali ho condiviso bellissime esperienze , ma soprattutto con i direttori che sono seguiti a quella mia prima esperienza con Muti: Riccardo Chailly, Myung-Whun Chung, Daniel Harding, Nello Santi, Marco Armiliato, Nicola Luisotti, Adam Fisher, Michele Mariotti, Antonino Fogliani, Oleg Caetani, Gustavo Dudamel, Massimo Zanetti, Michele Gamba e Philippe Jordan.

Giovanna d’Arco, 2015 © Archivio del Teatro alla Scala

I miei primi 20 anni all’opera

Cari amici,
venti anni di carriera sono un traguardo molto importante, non sono un punto di arrivo perché la strada è ancora lunga e piena di gioia e insidie. Penso di essere fortunato nel poter raccontare un così lungo periodo di storia personale all’interno della musica e del teatro. Negli anni della mia carriera, dagli esordi ad oggi, ho avuto l’onore di lavorare al fianco di grandi artisti, di conoscere realtà sempre nuove e stimolanti. Dalla mia prima recita (Malcom in Macbeth al Festival di Spoleto) sono cambiate molte cose sia nella mia vita artistica che in quella personale. Diciamo che le due “vite” sono cresciute insieme e sono indissolubilmente legate, proiettate in un futuro dove continueranno a camminare insieme la famiglia e la musica.
Ho attraversato un grande cambiamento culturale all’interno del teatro operistico, con regie sempre più sperimentali ed elaborate e una ricerca musicale attenta alla filologia e all’autenticità della partitura. La vita di un musicista è allo stesso tempo variopinta e monotona, grandi esperienze, persone straordinarie che attraversano le tue giornate, ma anche la routine dettata dalle esigenze della voce e il cruccio della lontananza da casa.
In 20 anni ho cantato più di cinquanta ruoli, da Mozart a Stravinskij, i grandi eroi romantici del Belcanto fino alle complesse figure tenorili del repertorio verdiano. L’emozione di lavorare con direttori d’orchestra della caratura di Maazel, Chailly, Muti, Temirkanov, Plasson, Pappano o Mehta, è un onore che non avrei mai creduto di potere avere. Poi i grandi teatri, Parigi, Milano (dov’è quello del cuore), Vienna, Londra, New York, Tokyo, Chicago, con le loro meravigliose orchestre. Ho ricevuto molti insegnamenti, il più grande è stato quello di capire che un artista riceve dal pubblico quello che lui stesso regala, la platea di un teatro percepisce subito la generosità e la sincerità di un musicista, premiandolo meritatamente.
Fondamentale per la creazione e il mantenimento di questo percorso artistico è la presenza di mia moglie, Serena Gamberoni, anch’essa cantante lirica dalla bellissima carriera che mi ha sempre sostenuto e aiutato nei momenti difficili: avere al proprio fianco una collega è stata per me una benedizione.
Oggi, dico grazie per il privilegio di vivere in tal modo la mia vita, cogliendo il dono della musica che ci fa vivere ancora più intensamente e profondamente.

Un ballo in maschera alla Scala

Riccardo in Un ballo in maschera: dal 4 al 22 maggio finalmente canto anche al Teatro alla Scala uno dei miei ruoli distintivi, #Riccardo in Un ballo in maschera.

Ho debuttato in questa parte nel 2011 al Festival Verdi del Teatro Regio di Parma , l’ho cantata ancora lì a Parma, poi al Teatro La Fenice, al Teatro dell’Opera di Roma e all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, all’Arena di Verona, a Seoul e al Teatro del Maggio. A Riccardo devo molto, come a tutti i personaggi verdiani che amo e che canto. Riccardo è un uomo convinto che chi è potente, chi può decidere per gli altri, debba farlo in favore dei più deboli e non per il suo interesse personale. Un personaggio che avrebbe molto da insegnare ai potenti di oggi. È un uomo leale nonostante “tradisca” la fiducia del suo più caro amico, infatti consumato dal rimorso rinuncia al suo amore in favore dell’amicizia con Renato e in nome di una giustizia che cercherà di seguire fino alla sua morte.

Sono onorato di interpretarlo finalmente anche alla Scala, sotto la direzione del Maestro Riccardo Chailly, la regia di Marco Arturo Marelli e un fantastico cast dove spiccano Sondra Radvanovsky come Amelia e Luca Salsi come Renato (nelle recite del 19 e del 22 maggio sostituito da Ludovic Tézier). Sarà il mio ventesimo ruolo alla Scala, un privilegio del quale sono immensamente orgoglioso.

 

Foto © Roberto Ricca / Teatro Regio di Parma dalla produzione del 2011 diretta dal Maestro Gianluigi Gelmetti

Dvd disponibile qui

 

 

Aida a Dresda

Cari amici,

dal 5 al 20 marzo sarò Radamès alla Semperoper Dresden. Sono felice di cantare per la prima volta sotto la direzione del M° Christian Thielemann sul podio della mitica Sächsische Staatskapelle Dresden. Quante volte l’ho ascoltata in disco, sia nel repertorio sinfonico che in quello operistico e quante emozioni mi ha dato quest’orchestra! Un altro motivo di soddisfazione è che la nostra Aida sarà trasmessa per tutti il 13 marzo da Arte TV. E c’è una ragione più intima e personale che mi fa amare questo mio Radamès: nell’ottobre 2020 stavo cantando in un’ammaliante Aida in forma di concerto diretta dal M° Riccardo Chailly al Teatro alla Scala e fui costretto a lasciare alla penultima replica perché positivo al covid-19. Il periodo era dei più brutti per infettarsi, non c’erano ancora i vaccini. Sono stato fortunato, sono guarito perfettamente ma il mio pensiero va spesso a chi non ce l’ha fatta, al mondo che è stato cambiato dal covid, all’arte e alla musica che hanno pagato un prezzo altissimo.

Mi auguro, come tutti, che questa sia la volta buona e che stiamo per uscire definitivamente dalla pandemia. Che potremo ritornare a godere in libertà e armonia la nostra vita in generale e quella musicale in particolare.