I miei primi 20 anni all’opera

I miei primi 20 anni all’opera

Cari amici,
venti anni di carriera sono un traguardo molto importante, non sono un punto di arrivo perché la strada è ancora lunga e piena di gioia e insidie. Penso di essere fortunato nel poter raccontare un così lungo periodo di storia personale all’interno della musica e del teatro. Negli anni della mia carriera, dagli esordi ad oggi, ho avuto l’onore di lavorare al fianco di grandi artisti, di conoscere realtà sempre nuove e stimolanti. Dalla mia prima recita (Malcom in Macbeth al Festival di Spoleto) sono cambiate molte cose sia nella mia vita artistica che in quella personale. Diciamo che le due “vite” sono cresciute insieme e sono indissolubilmente legate, proiettate in un futuro dove continueranno a camminare insieme la famiglia e la musica.
Ho attraversato un grande cambiamento culturale all’interno del teatro operistico, con regie sempre più sperimentali ed elaborate e una ricerca musicale attenta alla filologia e all’autenticità della partitura. La vita di un musicista è allo stesso tempo variopinta e monotona, grandi esperienze, persone straordinarie che attraversano le tue giornate, ma anche la routine dettata dalle esigenze della voce e il cruccio della lontananza da casa.
In 20 anni ho cantato più di cinquanta ruoli, da Mozart a Stravinskij, i grandi eroi romantici del Belcanto fino alle complesse figure tenorili del repertorio verdiano. L’emozione di lavorare con direttori d’orchestra della caratura di Maazel, Chailly, Muti, Temirkanov, Plasson, Pappano o Mehta, è un onore che non avrei mai creduto di potere avere. Poi i grandi teatri, Parigi, Milano (dov’è quello del cuore), Vienna, Londra, New York, Tokyo, Chicago, con le loro meravigliose orchestre. Ho ricevuto molti insegnamenti, il più grande è stato quello di capire che un artista riceve dal pubblico quello che lui stesso regala, la platea di un teatro percepisce subito la generosità e la sincerità di un musicista, premiandolo meritatamente.
Fondamentale per la creazione e il mantenimento di questo percorso artistico è la presenza di mia moglie, Serena Gamberoni, anch’essa cantante lirica dalla bellissima carriera che mi ha sempre sostenuto e aiutato nei momenti difficili: avere al proprio fianco una collega è stata per me una benedizione.
Oggi, dico grazie per il privilegio di vivere in tal modo la mia vita, cogliendo il dono della musica che ci fa vivere ancora più intensamente e profondamente.
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